Questi però presentano due diverse teorie sulla nascita stessa del tiranno. A questo punto, ricorrendo ad una tripartizione tracciata in Euripide Supplici 238-45, Socrate divide la città democratica in tre gruppi (Resp., VIII, 564d-565a). Un esempio può essere proprio il celebre giudizio Tucidideo sulla figura di Pericle: "Era una democrazia a parole, ma di fatto si trattava del potere del primo cittadino". Ci sono tante specie di uomini quante costituzioni, perché le, migliore, si aggiungono quattro forme costituzionali degeneri: la timocrazia, l’oligarchia, la democrazia e la tirannide. I ricchi, a loro volta, cercando di difenderle, diventano oligarchici, se già non lo erano prima. Sta a noi impedire che questa degenerazione avvenga, accogliendo moniti pericolosamente ignorati e mai come adesso imploranti ascolto. Nell'Atene de V secolo a.C., si identifica con tyrannos e tyrannis ogni forma di regime non fondato su un libero patto costituzionale tra cittadini. Di M. Vegetti, in M. Vegetti (a cura di), Platone. Nel dialogo platonico, la descrizione di una massa del tutto inerme e influenzabile, sobillata dalle angherie di capi dall’agire ferino, richiama alla memoria immagini esopiche, associabili al contesto e alla sfera semantica ricreata da Socrate. “…Quando un popolo, divorato dalla sete della libertà, si trova ad avere a capo coppieri che gliene versano quanto ne vuole, fino ad ubriacarlo, accade allora che, se … Socrate, di conseguenza, si sofferma su una situazione ben presente soprattutto ai commediografi attici del V secolo e, in particolare, ad Aristofane nelle Nuvole. Dopo aver commesso questi crimini, la trasformazione in tiranno/lupo è assolutamente inevitabile (Resp., VIII, 565e-566a). Una delle prime descrizioni della tirannide è proprio riportata da Erodoto nel suo tripolitikòs logos in cui colloca in bocca al nobile Otane un elogio della democrazia che è strettamente connesso con la condanna della tirannia. È corrotto, vizioso, fatale alla città ed è caratterizzato dal poter fare ciò che vuole senza esser soggetto ad alcun controllo, come sostiene Otane. Nella specie, il tiranno viene visto come nato per corruzione, dalla città stessa. Alimentiamo la nostra rovina e, illusoriamente, crediamo di allontanare retaggi totalitari, senza considerare le nubi nere che sovrastano i nostri tempi. Non possiamo dirci contemporanei del nostro presente senza lasciarci guidare dalle voci distinte di mondi passati, che rivivono nei passi della Storia. ., VIII, 565e-566a). Allo stesso modo, la democrazia, nata per tutelare la libertà, muore per l’eccesso di questo bene, aprendo la strada alla tirannide (, Socrate rimpingua il discorso di immagini straordinarie, descrivendo una città democratica assetata di libertà, ma guidata da governanti simili a cattivi coppieri, incapaci di mescere il vino, metafora della stessa libertà, e, di conseguenza, responsabili dell’ubriacatezza della comunità, non più in grado di farsi guidare dalla ragione e volta ad accusare i capi di essere abominevoli oligarchi. Nasce dall’eccesso di libertà data dalla democrazia. Vorranno, al contrario, governanti simili a sudditi e sudditi simili a governanti (Resp., VIII, 562d). Il pericolo del tiranno si diffonde così in tutta l'Atene del V secolo e funge ad incarnare il modello di tutte le negatività insite nell'uomo corrotto e vizioso, fatale alla città. I ricchi, a loro volta, cercando di difenderle, diventano oligarchici, se già non lo erano prima. La storia è costellata di tiranni ed esempi di tirannia. Il primo gruppo ottiene l’appoggio del δῆμος contro i ricchi, per impossessarsi delle loro sostanze (Resp., VIII, 565a). La sete di libertà. Ma quando Platone conversando sulla tirannide affermò che il suo diritto del più forte aveva validità solo se fosse preminente anche in virtù, allora il tiranno si sentì offeso e, adirato, disse: 'Le tue parole sanno di rimbambimento senile' e Platone: 'Ma le tue sanno di tirannide'. Platone venne alla corte di Dionisio una prima volta nel 388/387 a.C. Qui conobbe Dione, cognato e collaboratore del tiranno, e tra i due nacque una solida amicizia; contrariamente al rapporto con Dionisio che invece si rivelò essere ostile al pensiero filosofico di Platone, il quale considerava la tirannia come il peggiore dei mali per l'uomo.. Dopo un'accesa discussione con … La potenza dirompente di queste parole e l’incisività atemporale delle immagini ricreate si insinuano nelle crepe del nostro presente, rintracciando meccanismi disgraziatamente familiari e troppe volte trascurati. Non stupisce il fatto che l'accusa di tirannide fosse di frequente usata anche per colpire i principali esponenti della vita pubblica, come Pericle. L’eccesso di libertà viene paragonato, con un’immagine molto suggestiva, ad una malattia, che uccide le costituzioni (Resp., VIII, 563e-564a). L’esito della democrazia è dunque, per Platone, la violenza della tirannide. Non è sbagliato però affermare che molti dei tiranni delle varie poleis, primo fra tutti Pisistrato di Atene, ritennero molto importante portare avanti una politica di mecenatismo e di promozione di lavori pubblici. La tirannide ebbe successo perché i suoi rappresentanti seppero sfruttare il desiderio di riscossa sociale del popolo e delle classi meno abbienti (che non venivano incluse nella ridistribuzione delle terre, ad esempio), che la nascente codificazione delle leggi non aveva epurato del tutto. ogni forma di regime non fondata su un libero patto costituzionale e sorta in modo rivoluzionario. La crisi investe l’uomo nella sua totalità, il malesseredella società … L’esito della democrazia è dunque, per Platone, la violenza della tirannide. Glaucone appare scettico e chiede a Socrate di esemplificare quanto enunciato. Analizzando specificamente le caratteristiche tipiche del tiranno riportate in scena. Per Platone inoltre la giustizia politica è solo una raffigurazione della vera giustizia: poiché la vera giustizia è in realtà quella dell’anima. Platone nacque nel 428/427 a.C. in una delle famiglie più importanti di Atene. Socrate, infatti, stava per illustrare i differenti tipi di costituzione in relazione ai diversi tipi di personalità umana, sulla base del principio che la giustizia per il singolo ha il medesimo significato della giustizia per la πόλις. Si mette dunque in relazione la trasformazione di Licaone in lupo alla trasformazione di un capo del popolo in tiranno. Socrate vede la, bisognosa di cure da parte del buon medico e del legislatore, paragonando il loro operato a quello del saggio apicoltore, che deve eliminare sul nascere ogni pericolo per il suo alveare (, A questo punto, ricorrendo ad una tripartizione tracciata in Euripide, 238-45, Socrate divide la città democratica in tre gruppi (, VIII, 564d-565a). Il, , evidentemente, cercherà di approfittare della sua posizione per arricchirsi a scapito degli altri e per schiacciare i propri avversari. La tirannide nasce da una trasformazione della democrazia . Generalmente i tiranni si inserivano entro il contesto delle lotte per il potere delle varie aristocrazie cittadine, di cui facevano parte, ma dalla quale erano generalmente emarginati (basti ricordare la leggenda riguardo Cipselo di Corinto). Le tirannidi nacquero e si svilupparono principalmente nel corso del VII secolo a.C., un periodo di forti trasformazioni sociali, in cui vari fattori contribuirono al diffondersi di idee nuove, significative per la crescita dello spazio pubblico nella gestione cittadina. il capopopolo o demagogo, che acquisisce il potere ergendosi a difensore degli umili; l'ex magistrato, che fonda il suo potere assoluto partendo da una base istituzionale; il monarca o l'oligarca degenerato, che non sopprime ed anzi aumenta i privilegi dell'aristocrazia. L’eccesso di libertà viene paragonato, con un’immagine molto suggestiva, ad una malattia, che uccide le costituzioni (, ., VIII, 563e-564a). Il riferimento al capoluogo attico è confermato dai lapidari interventi di Glaucone (, Questa insaziabilità di libertà porta al fatto che i cittadini non rispettino più le leggi, esecrando qualsiasi grado di asservimento e ritenendolo intollerabile (, ., VIII, 563d). Nichilismo gorgiano1 e relativismo protagoreo2 delineavano, per Platone, una formidabile sfida intellettuale. Platone, 'La Repubblica', Libro VIII, IV Sec a.C. Quando un popolo, divorato dalla sete di libertà, è governato da coppieri che gliene versano a sazietà fino ad ubriacarlo, accade allora che, se i governanti resistono alle richieste dei sempre più esigenti sudditi, sono dichiarati despoti. Il popolo, concedendo una guardia armata al tiranno, non fa altro che innescare un clima golpista, segnato da violenza e sangue, mirato ad eliminare cittadini per espropriarli delle proprie ricchezze. L’oligarchia viene instaurata per privilegiare la ricchezza, ma sono proprio l’insaziabilità di ricchezza e la negligenza di ogni altra cosa per la dedizione agli affari a causarne la rovina. Si ricorse alla figura del tiranno a causa dei frequenti contrasti tra le ricche famiglie aristocratiche dell'antica Grecia, che erano causa di guerre civili ed erano il motivo principale della crisi, e della decadenza, dell'aristocrazia greca. Termini assimilabili o sinonimi di tiranno sono perciò despota e dittatore. Continua a presentare gli esiti negativi di un governo democratico e, nel farlo, parla di maestri che temono gli alunni e li adulano e, in questo modo, di allievi che non tengono in nessun conto i maestri e i pedagoghi. Platone, infatti, vive in un contesto socio-politico che vede al governo la tirannia, l’oligarchia e la demagogia (che, spacciatasi per democrazia, si serve del suo titolo per esercitare maggior controllo sul popolo). 403-8. Si inizia ad identificare con. Platone La Repubblica «Ecco come può nascere questa forma di governo», dissi. Questo mito, tra l’altro, è stato messo in rapporto con i sacrifici umani che si svolgevano in Arcadia in onore di Zeus Liceo. "Come d'altronde il potere di uno solo potrebbe essere cosa conveniente se gli è lecito fare ciò che vuole senza renderne conto? Ogni agire che il tiranno suppone avverso al proprio potere viene interpretato come il frutto di una congiura o di un inganno, la sua figura è circospetta perché teme ed è costretta a governare tra le paure. Nella Grecia antica, il tiranno era colui che si proclamava signore di una città, assumendone qualsiasi tipo di potere, sia civile che militare. La potenza dirompente di queste parole e l’incisività atemporale delle immagini ricreate si insinuano nelle crepe del nostro presente, rintracciando meccanismi disgraziatamente familiari e troppe volte trascurati. Una volta nati, in qualsiasi forma costituzionale, questi gruppi arrecano non pochi disturbi al corpo dello stato (Resp., VIII, 564b-c). Il discorso viene spostato sugli animali domestici, esasperando, con immagini bizzarre, un eccesso di libertà che pervade tutti gli ambiti e caratterizza negativamente la città. La storiografia moderna tende a vedere un preciso schema nel riproporsi, nelle varie poleis, del fenomeno delle tirannidi: esse difatti nacquero e si svilupparono principalmente all'interno del VII secolo a.C., un periodo di forti trasformazioni sociali, quando vari fattori, tra cui importante il fenomeno dell'oplitismo, contribuivano al diffondersi di idee nuove e della crescita dello spazio pubblico nella gestione cittadina. La tirannide, dunque, è annidata nei regimi democratici (, Socrate, nella fattispecie, individua due gruppi letali. Egli, di conseguenza, non giace al suolo come Patroclo, colpito letalmente da Ettore in. Mentre l’oligarchia degenera a causa del denaro, la democrazia invece si rovina a causa della sua eccessiva libertà. Il Socrate della Repubblica dà per scontata l’istituzione della schiavitù, pur disponendo degli strumenti teorici per criticarla. Quindi governava senza stravolgere sostanzialmente le leggi e le istituzioni preesistenti. I più noti tiranni furono Policrate di Samo, Clistene di Sicione, Pisistrato ad Atene, Dionisio I di Siracusa. Il capo del popolo, infatti, avendo ottenuto il controllo di una folla docile, manda a morte uomini, esilia e compie ogni tipo di nefandezza, adombrando una condotta scellerata e tenendo aggiogato il popolo con promesse di remissioni di debiti e spartizioni di terre. La sanguinosa storia dell’Antica Grecia è anche il motivo per cui Platone associava la democrazia alla tirannia nell’ottavo libro de La Repubblica, perché la tirannide è una democrazia che non pone limiti ai peggiori istinti della maggioranza. Acclamiamo chi ci spinge, giorno dopo giorno, verso il baratro, implorando libertà da spietati carcerieri. Lo fanno per acquistarne le sostanze, per esercitare l’usura e diventare cosí ancora piú ricchi e onorati. E’ proprio da qui che nasce la tirannide. La tirannide, dunque, è annidata nei regimi democratici (Resp., VIII, 564a). Si farà dei nemici che cercheranno di ucciderlo e questo sarà il pretesto col quale chiederà al popolo una guardia personale (Resp., VIII, 566b). Il tiranno non si irrigidisce in maschera ma continua a cambiare per dar vita sempre ad una nuova concezione di libertà. L'elaborazione ideologica del tiranno si sviluppa in uno spazio autonomo, uno spazio politico fuori dalla lotta delle parti, come occasione di riunificazione festiva dell'intero corpo della città. L’antichità ci riguarda. La tirannide ebbe successo perché i suoi rappresentanti seppero sfruttare il desiderio di riscossa sociale del popolo e delle classi meno abbienti, che, ad esempio, non venivano incluse nella ridistribuzione delle terre. Allo stesso modo, la democrazia, nata per tutelare la libertà, muore per l’eccesso di questo bene, aprendo la strada alla tirannide (Resp., VIII, 562b-c). È proprio sulla scena teatrale infatti che la paura e il disprezzo per il tiranno vengono vissuti con immediatezza, è sulla scena che la tirannide appare sempre meno una soluzione politica e si trasforma in una dimensione umana, in una caratterizzazione di una figura etica e psicologica. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su qualunque suo elemento o proseguendo la navigazione acconsenti all’uso dei cookie su questo sito web. Per Platone, dietro al tiranno, si manifesta un’anima tirannica, e uno stile di vita tirannico, e l’istituzione della Tirannide non è che l’apice e il culmine di una progressiva disumanizzazione, muovendo da Archelao «che commise le azioni più ingiuste». Tuttavia, per Platone, il sistema democratico in particolare invita a servirsi di questo tipo espedienti, in ragione del «peso» che ha la cittadinanza in questa forma di regime. Nella Grecia antica tiranno era colui che si proclamava signore di una città, assumendone qualsiasi tipo di potere, sia civile che militare. L’oligarchia viene instaurata per privilegiare la ricchezza, ma sono proprio l’insaziabilità di ricchezza e la negligenza di ogni altra cosa per la dedizione agli affari a causarne la rovina. Si fa riferimento al mito di Licaone, riportato anche da Publio Ovidio Nasone nelle Metamorfosi, che narra la triste vicenda del re Licaone, punito da Zeus con la trasformazione in lupo per aver sacrificato un bambino. – Sí, a questo tengono piú di tutto. A partire dalla seconda metà del V secolo a.C., il termine allude ad un dominio esercitato senza il consenso dei cittadini. La disponibilità di ogni bene produce in lui la prepotenza (hybris). Costantemente nutriamo i lupi di cui ci parla Platone con la nostra stessa carne. I giovani, poi, competono con gli anziani e i vecchi imitano i ragazzi per compiacerli (, L’estremo limite della libertà di massa, per Socrate, viene raggiunto, VIII, 563b). Nelle. A.A. 2009/2010 – STORIA GRECA – PROF. EUGENIO LANZILLOTTA – 18 … Una volta caduto un tiranno la polis si ritrova nella necessità di riorganizzare le proprie istituzioni, e non è un caso che fu proprio il VII-VI secolo a conoscere le prime forme embrionali di democrazia, o meglio, come si preferiva chiamarla all'epoca, isonomia. Socrate, infatti, stava per illustrare i differenti tipi di costituzione in relazione ai diversi tipi di personalità umana, sulla base del principio che la giustizia per il singolo ha il medesimo significato della giustizia per la, . Ecco che la democrazia, per via di un eccesso di licenza, viene trasformata in schiavitù. Anche se non furono né dei legislatori né dei veri e propri riformatori, i tiranni favorirono l’isonomia ed accelerarono la crisi dei regimi aristocratici ed oligarchici. Nella Grecia antica tiranno era colui che si proclamava signore di una città, assumendone qualsiasi tipo di potere, sia civile che militare. testi di Diego Fusaro. Nel primo gruppo, Socrate riconosce, con qualche eccezione, il motore principale della democrazia. , la massa del popolo composta da persone che lavorano, non si occupano di politica e non hanno grandi proprietà, ma che, quando si radunano, rappresentano il gruppo più numeroso e potente. Alcune di queste opere furono destinate a rimanere per sempre nella storia, come il tempio di Hera a Samo, opera di Policrate. La "REPUBBLICA" è l'opera in cui affiorano maggiormente tutti i temi di Platone: è un libro composto a sua volta da 10 dialoghi dove in particolare emerge il pensiero politico platoniano;come abbiamo già detto Platone era rimasto molto deluso dalla politica della sua città che aveva condannato il suo uomo più giusto e per … https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Tiranno&oldid=118084444, Voci non biografiche con codici di controllo di autorità, licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Il termine è probabilmente di origine anatolica e significa appunto signore. Identifica i parassiti che cercano di arricchirsi con la vita politica, i ricchi e il δῆμος, la massa del popolo composta da persone che lavorano, non si occupano di politica e non hanno grandi proprietà, ma che, quando si radunano, rappresentano il gruppo più numeroso e potente. Per Platone era la peggior forma di governo, quella in cui il sovrano esercita il potere tramite la paura e commettendo atti abnormi; per Aristotele rappresentava la degenerazione della monarchia, in cui il sovrano peresegue il proprio interesse anziché quello collettivo. 22 Euripide, Supplici, vv. Direttore Responsabile Domenico Saracino, La nascita della tirannide: da capi del popolo a lupi famelici, era colui che si proclamava signore di una città, assumendone qualsiasi tipo di potere, sia civile che militare. Tirannide: per Platone la forma di governo più turpe. Platone ci riguarda. Tra questi personaggi, viene individuata un’ala più dedita all’azione e un’ala composta dalla, demagogica, che non ammette posizioni diverse dalla propria (, contro i ricchi, per impossessarsi delle loro sostanze (, ., VIII, 565a). Il modello del tiranno si preciserà poi nel tempo ma si manterrà coerente nei propri modelli di fondo. Per Platone sembra impossibile credere che tutti possano concorrere alle scelte politiche, perché deve esistere una classe di sapienti che gestisce in nome del bene comune la città. Questo articolo è stato tradotto da The Conversation. Socrate, di conseguenza, si sofferma su una situazione ben presente soprattutto ai commediografi attici del V secolo e, in particolare, ad Aristofane nelle, . La tirannide: La tirannide deriva da una involuzione della democrazia. Se la libertà non viene mescolata con l’autorità, inoltre, i cittadini coprono di insulti coloro che obbediscono ai governanti, definendoli schiavi e nullità. , che narra la triste vicenda del re Licaone, punito da Zeus con la trasformazione in lupo per aver sacrificato un bambino. Per Otane, come capiamo dalle sue parole, afferma che qualsiasi uomo, anche il migliore, posto in una condizione di potere assoluto finisce prima o poi con l'allontanarsi dai propri comuni pensieri. Sfruttando i contrasti sociali e politici ancora esistenti, essi si misero a capo del demos ed attuando una politica anti-aristocratica seppero ritagliarsi un sempre più influente ruolo personale: alcuni si limitarono a fare da mediatori di interessi diversi, altri invece mantennero il potere e si fecero tiranni. Questo mito, tra l’altro, è stato messo in rapporto con i sacrifici umani che si svolgevano in Arcadia in onore di Zeus Liceo. Identifica i parassiti che cercano di arricchirsi con la vita politica, i ricchi e il. Costantemente nutriamo i lupi di cui ci parla Platone con la nostra stessa carne. Per spiegare la trasformazione da capo a tiranno, Socrate ricorre, allusivamente, al mito raccontato a proposito del santuario di Zeus in Arcadia (Resp., VIII, 565d). Socrate afferma dunque che in democrazia al politico è indispensabile diventare veramente «uno del popolo», per rendere la moltitudine disposta a seguirlo. Parola con cui si indicava nella Grecia del VII e del VI secolo a.C., chi si impadroniva del potere con sistemi rivoluzionari opponendosi al re o al capo eletto, sostituendo al governo oligarchico delle Città-Stato, un personale dominio. E succede pure che: Per descrivere la figura sempre eterna del tiranno ci si può servire di opere distanti nel tempo perché l'ispirazione dei suoi tratti resta la stessa. La tirannide era percepita ad Atene come un disvalore assoluto e la paura del tiranno era un sentimento diffuso, che contribuiva al rafforzamento dell’, Platone tratta a fondo il tema della tirannide nella, . Nel dialogo platonico, la descrizione di una massa del tutto inerme e influenzabile, sobillata dalle angherie di capi dall’agire ferino, richiama alla memoria immagini esopiche, associabili al contesto e alla sfera semantica ricreata da Socrate. L’esito della democrazia è dunque, per Platone, la violenza della tirannide. A partire dalla seconda metà del V secolo a.C., il termine allude ad un dominio esercitato senza il consenso dei cittadini. La figura del tiranno non pare avere né in Atene né in tutta la Grecia del V secolo un soddisfacente referente storico. Si inizia ad identificare con τυραννίς ogni forma di regime non fondata su un libero patto costituzionale e sorta in modo rivoluzionario. Trovarono spesso appoggio nel ceto degli opliti e grazie a questi riuscirono ad instaurare un potere fortemente personale. Socrate, dunque, si sofferma sul concetto, basilare per comprendere questa parte di dialogo, che da una estrema libertà non possa che emergere una estrema schiavitù. Si mette dunque in relazione la trasformazione di Licaone in lupo alla trasformazione di un capo del popolo in tiranno. PLATONEUN UOMO DAI MOLTEPLICI INTERESSISPECULATIVI 2. È difficile distinguere, tra realtà e mito, poiché è tipico della letteratura storiografica antica esasperare alcuni tratti caratteristici dei tiranni, come la ricchezza o la crudeltà, a scopi fondamentalmente politici. tirannide *+ Per il fatto che allora non erano grandi le città, ma il popolo abitava nei campi, intento ai lavori (agricoli), i campioni del popolo, quando fossero bravi soldati, aspiravano alla tirannide. Inoltre ricopriva personalmente e affidava a suoi fidi le maggiori magistrature, promuoveva lo sviluppo dei commerci, delle opere pubbliche e dell'agricoltura, generalmente nell'interesse del popolo sottomesso ed in contrapposizione ai privilegi dell'aristocrazia. Il tiranno è innanzitutto nemico della democrazia. Per spiegare la trasformazione da capo a tiranno, Socrate ricorre, allusivamente, al mito raccontato a proposito del santuario di Zeus in Arcadia (, ., VIII, 565d). Tra uomini oziosi, si riconosce una categoria più coraggiosa, composta da fuchi1, e una categoria meno virile, priva, cioè, di pungiglione. «Ne ho tracciato uno schema teorico senza completare i dettagli, ma basta anche questo abbozzo per discernere l'uomo più giusto e l'uomo più ingiusto; d'altronde è un lavoro In questo libro, Glaucone chiede a Socrate di riprendere il discorso interrotto all’inizio del V libro. Sta a noi impedire che questa degenerazione avvenga, accogliendo moniti pericolosamente ignorati e mai come adesso imploranti ascolto. I tragediografi fanno parlare ai loro personaggi il linguaggio della politica e ciò significa, in altri termini, che gli archetipi mitici venivano utilizzati come strumento per discorsi di natura politica e legati alla realtà contemporanea. I giovani, poi, competono con gli anziani e i vecchi imitano i ragazzi per compiacerli (Resp., VIII, 563a-b). Il προστάτης riesce ad imporsi all’attenzione collettiva ed è da questo personaggio che sorgerà il tiranno. Socrate, nella fattispecie, individua due gruppi letali. Questa insaziabilità di libertà porta al fatto che i cittadini non rispettino più le leggi, esecrando qualsiasi grado di asservimento e ritenendolo intollerabile (Resp., VIII, 563d). Platone tratta a fondo il tema della tirannide nella Repubblica. Espone, infatti, l’annullamento di una presunta gerarchia sociale, tanto da parlare di padri che diventano simili ai ragazzi e che temono i figli, che, a loro volta, non temono e non rispettano i loro genitori.

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