Con accenti appassionati che erano stati dell’Erasmo della Querela Pacis (1517), il quale si appellava alla ragione e al Vangelo contro la follia distruttiva della guerra, delle contese fratricide, Castellion si rivolgeva alla Francia devastata dalla guerra civile per richiamare, con accorato appello, i riformati e i cattolici a deporre le armi e a desistere dai massacri perpetrati con uguali responsabilità. Il tratto della Chiesa universale, della «vera Chiesa», distinta e ulteriore rispetto alle varie comunità storiche, ... M. Sina, Il cammino di Locke verso la dottrina della tolleranza religiosa, in AAVV, La tolleranza religiosa, cit., pp. Una Chiesa mi sembra essere una società libera di uomini, che Merlo, Contro gli eretici. Locke afferma la tolleranza, ovvero l'indipendenza della sfera personale dal potere dello Stato e, quindi, il principio di laicità dello Stato (separazione assoluta tra religione e stato). Il bene pubblico rappresenta, dunque, il sicuro «rasoio» – come osserva C.A. A tale nascente senso dell’individualità la filosofia cartesiana avrebbe offerto quella centralità, fondata sulle sicure leggi innate della coscienza, dalla quale si dipartono, come ha osser­vato E. Troeltsch, le due fondamentali rivoluzioni moderne: quella naturalistica e quella storicistica, entrambe convergenti in un processo di de-cosmologizzazione[96]. Studi di etica e di poetica, Genova 1990. I, p. 368 sgg. Così, l’intuito pluriprospettivismo ontologico-metafisico viene prontamente piegato a una tesi – quella appunto dell’armonia prestabilita – che, come ha scritto Piovani. In effetti, il pensiero religioso di Locke – quale si esprime soprattutto nelle tarde opere scritte tra il 1695 e il 1704, come La  Ragionevolezza del cristianesimo, le Parafrasi e note delle Epistole di S. Paolo ai Galati, ai Corinti, ai Romani, agli Efesini, il Discorso sui miracoli, il Saggio per la comprensione delle Epistole di S. Paolo – rappresenta il portato della lotta tra le due anime additate, quella calvinista e quella erasmiana. [27] Rinviamo, sul tema, alla Introduzione e alla Bibliografia contenute in Opere religiose di Nicolò Cusano, a cura di P. Gaia, Torino 1971, pp. M. Aime, Eccessi di culture, Torino 2004. Essa è incardinata sull’idea che la tolleranza sia il carattere proprio del cristianesimo, “il più importante segno di riconoscimento di una vera Chiesa”. Viano, Locke, in Questioni di storiografia filosofica, a cura di V. Mathieu e A. Bausola, Brescia 1975, vol. Voltaire e le radici dell’intolleranza, in Id., Passaggio a Occidente. Genova 2000); Religione ed eticità. ; M.L. causa per entrare nella Chiesa, cosí, allo stesso titolo, è anche l’unica si leva, con un volo poderoso, su tutta quanta la letteratura anteriore e precorre in molti punti quanto di più famoso gli stessi secoli seguenti diedero[54], e a confrontarle con il Saggio sulla tolleranza in cui Locke aveva, oltre venti anni prima, elaborato il tema della tolleranza, balza subito agli occhi una novità fondamentale: la separazione tra potere civile e religioso è, all’inizio, dedotta non da considerazioni relative alla natura dello Stato e alla sua conservazione, ma dall’essenza del cristianesimo e della Chiesa. 4, pp. ; 173 sgg. [11] A Leibniz e, in qualche modo, ai problemi allusi, abbiamo dedicato il volume Erudizione e teodicea. Ulteriore elemento che confluisce nell’elaborazione teologica olandese  e nella teorizzazione della tolleranza, come ha sottolineato Luisa Simonutti nel curare l’importante carteggio tra Limborch e Le Clerc. [78] Cfr. Se, dunque, la luce naturale, la legge di ragione, o legge di natura, già contiene l’orientamento che la rivelazione evangelica presenta, si pone la questione cruciale circa l’apporto peculiare della rivelazione stessa: si tratta di pura sovrapposizione, di pura conferma, così da poter sostenere che la ragione avrebbe potuto anche da sola guadagnare la salvezza, oppure occorre sostenere l’indispensabilità della rivelazione a fini salvifici? Mandalari, Napoli, 1980, pp. [6] Cfr. di G. Cantillo, Napoli 1985, vol. 1567)[51]. Nell’enunciare questa tesi limborchiana, siamo già condotti al cuore della Ragionevolezza del cristianesimo, quale si manifesta nelle Scritture[80],  l’opera pubblicata da Locke nel 1695 che costituisce un trattato di esegesi neo-testamentaria e contiene l’approdo ermeneutico di Locke al problema religioso della natura dell’atto di fede e dell’essenza del cristianesimo. 62-78. it. ; 248 sgg. Analogamente, scrive il pensatore napoletano: «Il pluralismo moderno non fa in  tempo a conoscersi quale è, che già è timoroso del suo stesso essere pluralistico, già nega la fiducia alla capacità dell’individuo di vivere e convivere: non ha ancora infranto il mondo unitario e gerarchico del Medio Evo e già paventa di essere obbligato a vivere in un universo perennemente frazionato: invece di esaltare i pregi d’una convivenza polimorfa, si lascia prendere da un vero incubo della «polverizzazione», disconoscendo così la sua origine e la sua natura, alle quali tuttavia rimane legato, costretto com’è a portarne a compimento, più o meno consapevolmente, più o meno contraddittoriamente, gli impliciti programmi» (Id., Giusnaturalismo ed etica moderna, cit., pp.108-109). gareggiate tra di voi nel mettere in evidenza la virtù dell’anello! 89-108); AAVV, Jacopo Aconcio. VI, pp. 143-145. Locke, La Chiesa come libera associazione. III, pp. Il Saggio, infatti, inizia definendo il potere politico come finalizzato al bene, alla conservazione e alla pace degli uomini che fanno parte della società civile, ribadendo, insieme, il carattere limitato (non assoluto) della monarchia e aprendo, così, uno spazio di autonomia per i singoli individui fondata sulla distinzione tra ciò che concerne lo Stato e ciò che non gli compete[40]. L’Olanda fu, dunque, non a caso, il Paese che nel settembre del 1683 anche Locke scelse come rifugio politico, in seguito all’accusa di aver preso parte alla congiura ordita da Shaftesbury contro Carlo II. p. 57 sgg. due trattati sul it. Quanti sono solleciti nel procurarsi la veste candida? An inward inspiration or revelation, in J. Locke, SER, 201-206. [94] Cfr. Lessing, Una controreplica, in Id., Religione e libertà, a cura di G. Ghia, Brescia 2000, p. 33). 349-366); G.G. Sullo storico e teologo liberale ricordiamo in particolare la monografia di G. Cantillo, Ernst Troeltsch, Napoli 1979, e la più recente Introduzione a Troeltsch, Roma-Bari 2004. Antropologia e simbolismo teologico, Milano 1991 (2 ed. Jorn Schosler, John Locke et les philosophes français. Sette e movimenti religiosi nell’Europa del ‘500, Roma 1999. L’imperativo del dialogo non è un imperativo provvisorio o funzionale (mai cioè verrà il momento in cui, instaurata l’unità assoluta, il dialogo avrà perduto la sua possibi­lità e ragion d’essere). Sa vie et son oeuvre (1515-1563), Paris 1892, rist. E’ sul terzo e sul quarto punto cruciale che mette conto sostare con qualche considerazione critica. E’ G. De Ruggiero a ricordare che la rivendicazione della libertà religiosa rappresenta la prima grande fonte del liberalismo moderno, nella sua classica Storia del liberalismo europeo, Milano 1971, p. 18 sgg. anast. Una cronistoria, in “Humanitas”, 2, 2000, pp. XIV (sul quale sosteremo oltre), nel corso della questione relativa alla salvezza di coloro che non hanno ricevuto la rivelazione del Messia[70]. Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano, 1968, vol. fu l’influenza operata entro la tradizione erasmiana dagli scritti di alcuni dei più famosi eretici del Cinquecento: Sebastiano Franck (1499-1542), Sebastiano Castellion (1515-1563), Giacomo Aconcio (ca. Si veda dell’opera l’edizione critica: The Reasonableness of Christianity, as as deliver’d in the Scriptures, a cura di J.C. Higgins-Biddle, Oxford 1999. Insomma, una specie di secolarizzazione ante litteram e una forma di individualismo radicale» (L’individualismo introvabile e la dottrina lockiana della tolleranza, in AAVV, La filosofia politica di Locke, a cura di G.M. [12] Cfr. Se questa prospettiva sarà praticabile, la via della tolleranza potrà ripararsi dalla menzogna del falso rispetto, dalle inconfessate chiusure e infine da un antagonismo proclive alle prevaricazioni: sarà anzi la via dell’incontro e delle integrazioni che, a un tempo, salvano le rispettive identità[107]. E’ nell’autunno di quel difficile anno che Locke – spinto da Limborch e  probabilmente sollecitato dall’eco di quei drammatici eventi che giungeva dai racconti degli ugonotti rifugiatisi in Olanda -, si risolse a scrivere le sue riflessioni sulla tolleranza che, com’è noto, saranno pubblicate anonime solo nel 1689, prima a Gouda, in edizione latina, e subito dopo tradotte in inglese dal mercante sociniano William Popple e apparse a Londra nel novembre dello stesso anno[53]. Oggi, all’insorgenza di nuove forme di soggettività – non solo gruppi religiosi o associazioni di interesse, ma anche identità collettive, etniche, culturali – si assomma il riemergere di antichi e nuovi fondamentalismi che mostrano – come sottolinea ancora Marramao[91] – quanto il problema, così densamente dibattuto in età moderna, di riflettere sulla radice dell’intolleranza religiosa non sia relegabile storicisticamente nelle particolari condizioni di un’epoca ormai trascorsa, ma sia drammaticamente attuale. Locke, La vera Chiesa cristiana è tollerante. Su questa elementare “struttura” religiosa, su questo ethos comune a tutte le religioni – poiché comune a ogni homo religiosus – è possibile rinvenire le ragioni di una concordia che consenta di esperire il religioso fuori da fanatismo e intolleranza. 13-45. L’Epistola si apre infatti con la tesi per cui la tolleranza è. il principale segno distintivo della vera chiesa[55]. Non resta, dunque, come suggerisce il giudice ai fratelli venuti a querelarsi, che dimostrare nei fatti, cioè nella vita etica, il fondamento della propria pretesa veritativa: «Quindi – proseguì il giudice – se non vi contentate di un consiglio in luogo di una sentenza, andatevene! Questo metodo di azzeramento dei presupposti, questo rasoio di Ockham, originariamente proposto in campo riformato, nella mani di Spinoza si trasforma in mezzo per dimostrare che lo scopo della Scrittura non può essere la conoscenza vera di Dio, in senso filosofico e intellettuale, ma la comunicazione essenziale di un messaggio morale che invita gli uomini all’obbedienza. in part. Scrive Locke, chiarendo la linea di demarcazione tra autorità civile e comunità religiose: Il fine di una società religiosa è il culto pubblico di Dio e l’acquisizione della vita eterna per mezzo di esso. Così, libertà di coscienza sul piano civile e carità sul piano religioso, carattere privato delle comunità religiose sul terreno civile e carattere volontario su quello religioso possono, nella visione lockiana, saldarsi in perfetta coincidenza. Schleiermacher, Sulla religione. Ma la tolleranza è tolleranza (lo indica il nome) proprio perché non presuppone una visione relativistica. Dopo aver circoscritto la sfera statuale e i relativi compiti dell’autorità civile, si giunge alla definizione della Chiesa come. [68] J. it. E, andando oltre a questa sintesi tra ragione e rivelazione, il Saggio (IV, XVIII, § 2) allude, addirittura, alla mediazione di Gesù Cristo: Di conseguenza la ragione, in questo caso, in quanto contraddistinata dalla fede, mi sembra equivalga alla scoperta della certezza o della probabilità di certe proposizioni o verità, alle quali la mente perviene tramite le deduzioni derivate dalle idee che essa ha acquisito con l’uso delle sue facoltà naturali, ossia mediante la sensazione e la riflessione. Assoluta tolleranza, dunque, concessa a ogni forma di dottrina speculativa e culto[42]. in part. Furono, però, soprattutto gli anni dell’esilio olandese quelli più fecondi per il maturare definitivo della dottrina sulla tolleranza e delle tesi in materia di interpretazione delle Sacre Scritture. Da questo punto di vista, non v’è dubbio che occorra trasformare in attiva volontà di comunicazione il senso per lo più negativo incluso nell’area semantica originaria in cui tolerare rinvia al sopportare, al rassegnarsi, al conservare con sforzo, a resistere al peso fiscale o ai rigori della fame, secondo quanto suggeriscono espressioni latine quali «silentium tolerare», oppure «tributa et famen tolerare». [93] Sul declino del pensiero medioevale, cfr. Locke nell’indirizzo di apertura dell’Epistola, rivolgendosi all’amico olandese e stampatore dell’opera Philip van Limborch, ritiene la tolleranza “il segno piú importante della vera Chiesa”. La risposta lockiana al problema dell’essenza della fede cristiana, può essere compendiata in alcune tesi cruciali: 1) l’essenza della fede consiste nel riconoscimento della messianicità di Gesù, inviato da Dio, come promesso nell’Antico Testamento, per la salvezza degli uomini. capp. La verità pura è soltanto per te» (G.E. F.D.E. 129-237; R. Stadelmann, Il declino del Medioevo. it. E la rappresentano in verità in quanto tale. Proprio là, nella patria di Erasmo, rimasta ben memore del suo insegnamento – è lo stesso Huizinga a ricordarlo[50] – si cerca rifugio per motivi confessionali o politici, là, e soprattutto ad Amsterdam, giungono esiliati nella speranza di trovare pace e sicurezza. [2] Cfr. Un commento all'”elogio della ragione” castellioniano, e all’intera opera di Castellion De arte dubitandi et sciendi, si trova in C. Gallicet Calvetti, Il Testamento dottrinale di Sebastiano Castellion e l’evoluzione razionalistica del suo pensiero, Milano 2005, in part. In questa società non si fa nulla, né [49] J. Huizinga, La civiltà olandese del Seicento, trad. L’approdo dell’Epistola è una sorta di specularità tra prospettiva civile-politica e prospettiva ecclesiale-religiosa: come osserva Viano. Una Chiesa deve adoperarsi per il P. Cambou, Le discours démonstratif lockien dans la Lettre sur la tolérance et le discours narratif voltairien dans le Traité sur la tolérance, in AAVV, Traité sur la tolérance. Il punto di vista dell’umanista savoiardo non è ultimamente lo Stato, la società civile, e neppure la richiesta giuridica della parità dei diritti per le opposte fazioni. Ma Oxford, dove Locke terrà per oltre trent’anni una casa e dove di tanto in tanto, nel corso della sua vita, non mancherà di tornare, non coincise solo con l’aridità di una filosofia dogmatica che, per il futuro autore del Saggio sull’intelletto umano, aveva perso l’anima di ricerca della verità. 537-547. Il mio consiglio però è che voi accettiate la cosa come sta; ciascuno di voi ebbe il suo anello direttamente dal padre, ciascuno di voi lo ritenga per quello vero. it. Torino 1996;  P. Adamo, La libertà dei santi. Altro, è, invece, pensare che nella diversità delle culture riposi una identità profonda radicata nell’humanitas, e che sia possibile dialogare e incontrarsi in base ad essa. Uno dei promotori dell’Illuminismo inglese ed europeo, fu il primo teorico del regime politico liberale e l’iniziatore dell’indirizzo critico della gnoseologia moderna. Entrambi questi pensatori avranno un grande influsso sul pensiero religioso e tollerantistico lockiano. Esso si addensava attorno alla tesi – comune a Spinoza e al suo metodo storico-critico – dello stato di corruzione testuale delle Sacre Scritture, tesi alla quale Simon rispondeva non destituendo il testo sacro di valore, ma integrandone l’insufficienza mediante il riconoscimento che la Scrittura è, anziché lettera morta e corrotta, espressione di un patrimonio di rivelazione che appartiene non al singolo profeta, compilatore del libro, ma all’intero popolo di Dio, ispirato nella sua interezza e cooperatore in diversi gradi all’opera della Scrittura, dunque alla tradizione ecclesiastica, custode dello Spirito chiamato a vivificare la lettera. Essa non può essere che una libera Nella trattazione della natura della Chiesa e dei suoi limiti, legati alla sfera del culto e all’acquisizione della vita eterna per mezzo di esso, con esclusione conseguente dei beni civili e delle proprietà terrene, si trova la tesi per cui la tolleranza è obbligo che compete alle comunità religiose, oltre che essere un diritto dei cittadini nei confronti dello Stato. E’ dunque a partire da questo presupposto ermeneutico-teologico –  per il quale il cristianesimo è costituito, nella sua essenza, da un minimum di articoli di fede pratici necessari alla salvezza da distinguere dalle verità  inessenziali, o adiafore, distinzione giunta in eredità a Locke dalla teologia latitudinaria inglese, oltre che da quella arminiana – che il filosofo inglese deduce la necessità di. locke diversamente da come pensava hobbes, lo stato di natura non svincolato da ogni legge: piuttosto soggetto alla stessa legge di natura. p. 167 sgg. L’età della colonizzazione delle coscienze, Milano 2002; E. Mazzarella, Vie d’uscita. il che è lo stesso. 9-112. I cattolici convertano gli ugonotti con l’esempio della buona condotta[4]. La distinzione tra società religiosa e società politica, tra Chiesa e Stato, che fa di Locke uno dei primi teorici del laicismo moderno, rappresenta la chiave di volta dell’opera. Nieuwkoop – B. [102] J.W. Un punto cruciale, al di là delle perplessità espresse in alcune note del 1685[73], Locke condivise di questa impostazione: l’impegno a circoscrivere l’ispirazione evitandone ogni arbitraria e pericolosa estensione, al fine di ricondurre il cristianesimo a quella fondamentale conformità alla ragione che lo fa, appunto, «ragionevole». «E’ grazie a una contestualizzazione storico-pragmatica, e non a un astratto criterio logico – conclude Marramao – che Voltaire può ravvisare la sola possibile soluzione al problema della tolleranza nella promozione e nel mantenimento di un ampio assetto “pluralistico” di credenze» (Lo specchio orientale. La speranza di salvezza che ha trovato in quella società, come è stata l’unica Studi e ricerche, Roma-Bari 1984, pp. Email: info@ccdc.it. ); E. Troeltsch, Le dottrine sociali delle chiese e dei gruppi cristiani, trad. Una prospettiva interdisciplinare, a cura di A.. Fabris e M. Gronchi, Cinisello Balsamo (Mi) 1998, pp. Dicuonzo, Bologna 2005, in part. VII-LXII; C. Gallicet Calvetti, La tolleranza religiosa in Sebastiano Castellion, antesignano del protestantesimo liberale: presupposti ed aspetti,  in AAVV, La tolleranza religiosa, a cura di M. Sina, Milano 1991, pp. Nemmeno è vero, come spesso si sostiene, che la tolleranza presuppone un relativismo. Nondimeno, i rischi che il metodo storico-critico schiudeva erano enormi, come intuì subito Jaques-Bénigne Bossuet, il teologo, vescovo di Meaux e precettore del Delfino di Francia (1627-1704), autore, tra l’altro, del celebre Discours sur l’Historie universelle (1681), acerrimo avversario del biblista oratoriano, di cui cercò di impedire la diffusione delle opere. V-XXXVI. I, p. 100 sgg. 155-199. P. Piovani, Conoscenza storica e coscienza morale, Napoli, 1966, p. 65. Il cristianesimo lockiano presenta, in questo senso, una valenza politica e culturale. Per tornare alla Lettera sulla tolleranza, alle premesse sul credo evangelico, insieme spirituale e razionale, segue la definizione dello Stato come associazione unicamente costituita in vista del conseguimento e della conservazione di precisi interessi e beni civili e mondani, quali sono la vita, la libertà, l’integrità fisica, l’assenza di dolore, la proprietà, e la limitazione dei compiti del magistrato e dell’autorità civile ad essi, ribadendo che cura e salvezza delle anime in nessun modo possono competere al potere civile, da parte del quale ogni uso della coazione appare inefficace a guadagnare l’intima persuasione del singolo. P. Piovani, Linee di una filosofia del diritto, Padova 1968. [36] Cfr. 2) Questo fondamentale articolo di fede salvifico, in cui occorre credere, questo «Law of Faith» chiede di essere accompagnato da un facere, da un operare in accordo con tale fede. Momenti e percorsi della modernità fino a Voltaire, Napoli 2005; E. Garzón Valdés, Tolleranza, responsabilità e Stato di diritto. Goethe, Massime e riflessioni, a cura di S. Giametta, Milano 1992, p. 166. Solo – si potrebbe dire – se la veritas si sviluppa come varietas. [29] Cfr. Valutiamo ora, di grazia, in che bel modo noi adempiamo a questo dovere. la fede concede a ognuno la somma libertà di filosofare, in modo che tutti possano pensare ciò che vogliono su qualsiasi cosa senza empietà: essa condanna come eretici e scismatici soltanto coloro che insegnano opinioni per sostenere la ribellione, gli odi, le contese e l’ira, e, al contrario, considera credenti soltanto coloro che, in proporzione alla forza della loro ragione e alle loro possibilità, sostengono la giustizia e la carità[72]. Chi tollera ha credenze e principi propri, li ritiene veri, e tuttavia concede che altri hanno il diritto di coltivare “credenze sbagliate”. Il dialogo media il passaggio da una diver­sità meno autentica a una diversità più autentica[114]. Ha osservato F. Tessitore a proposito dell’affermazione, strutturale nello Historismus, del principio di individualità, che non è anarchico relativismo: «Questa scelta che è meineckianamente quella di Humboldt, di Schleiermacher e dei loro prosecutori, caratterizza a mio avviso fin dalle origini lo storicismo come rifiuto della metafi­sica, come anti-ontologia, senza che il radicale rifiuto comporti necessariamente l’anarchia relativistica o la perdita del fondamento, giacché il senso è nel divenire stesso, di cui e in cui proprio la caducità esprime il significato, cioé l’inesauribile produttività della vita storica» (Id., Introduzione allo storicismo, Roma-Bari 1991, p. 10). E’ su questo punto, ci pare, che Locke svolge un tentativo di tenere in equilibrio i due fattori suddetti – ragione naturale e Rivelazione – con un punto di vista che l’incipiente Deismo di John Toland – Il Cristianesimo senza misteri è del 1696 – avrebbe di lì a poco travolto. In quest’epoca, nell’attesa della venuta di Dio beato? [39] In questo lavoro prendiamo in considerazione il pensiero tollerantistico di Locke limitatamente al periodo che va dal Saggio sulla tolleranza del 1667 alla Lettera sulla tolleranza del 1689. ), vol. it. di V. Ottonelli, Bologna 2002. Come ha osservato Massimo Firpo. Sembrerebbe, dal poco che finora in essa è stato fatto, che sia un compito troppo arduo per la ragione non assistita stabilire la morale in ogni sua parte sulle sue vere fondamenta, con una luce chiara e persuasiva. di G. Pontoglio, Brescia 1991, p. 23 sgg. Considerando la difficoltà di conoscere la vera religione, si può pensare che la religione non sia particolarmente importante per Locke. Una universalità che, in luogo di essere omologante ordinatio ad unum salga dall’individualità, trova, nel suo moto verso l’universalizzazione, una misura comune alle diversità e capace di valorizzare i distinti. Bologna 1999; Intervista sull’identità, a cura di B. Vecchi, Roma-Bari 2003. [47] Per la vicenda biografica di Locke, si veda in part. Essa, infatti, coinvolge l’essenza del cristianesimo, il suo nucleo pratico di verità. il fondamentale studio di E. Garin, La crisi del pensiero medievale, in Id., Medioevo e Rinascimento. it. Esiste, dunque, secondo la visione lockiana, una piena libertà mediante cui il singolo fedele conferisce una sorta di mandato fiduciario al pastore, al ministro del culto, con la possibilità di revocarlo scegliendo altri ministri o addirittura abbandonando la comunità religiosa. Religious Ideology and Social Protest in the Sixteenth Century, New Haven and London, 1973. La Chiesa universale non appartiene ad alcun gruppo, non è, si potrebbe dire, localizzabile nel tempo e nello spazio,  nessuno può dire dove sia, poiché vive “trasversalmente” nella pratica del cristianesimo autentico, in un ethos che si può ritrovare, unico e diverso, in credenti appartenenti a distinte comunità religiose. Così, quella di Voltaire si configura come una potente ricostruzione storica, una icastica narrazione tesa a dimostrare, nei fatti, da un lato, l’intolleranza come male e l’assurdità dello «sterminarsi per dei paragrafi», dall’altro la tolleranza come «appannaggio dell’umanità» (Dizionario filosofico, voce “Tolleranza”), come virtù capace di riconoscere in ogni uomo il proprio fratello e nel pluralismo di credenze un dato di fatto non solo da sopportare – come si sopporta l’errore – ma da promuovere come un valore in sé[61]. [104] G. Sartori, Pluralismo, multiculturalismo e estranei. Quali i vantaggi ha comportato la venuta del Messia alla ragione naturale? Lanzillo, Tolleranza, Bologna 2001; F. Lomonaco, Tolleranza. «Reason» e «above Reason» dal razionalismo teologico inglese al deismo, Milano 1976, in part. [32] D. Marconi, Introduzione a  SST, p. 10. Locke osserva che la morale cambia da luogo a luogo e da un’epoca all’altra, e che la stessa idea di Dio significa cosa diversissime in differenti ambiti culturali. Come abbiamo già visto, se solo la fede sincera è la vera fede, quello che la violenza ottiene per Locke può essere al massimo un comportamento ipocrita. Dal razionalismo all’illuminismo, Torino 1960, p. 305. ), cap. Nel vasto sforzo di affrontare questo insieme di questioni confluiscono diverse componenti, religiose, culturali, filosofiche – alcune delle quali sono emerse nella esposizione precedente – che si potrebbero, con qualche approssimazione, così schematizzare: 1.1) innanzitutto, un elemento religioso di tipo irenistico-universalistico che, mettendo a tema la questione dell’essenza del cristianesimo, e traendo alimento soprattutto dalla Philosophia Christi di Erasmo, si dirama, dalla seconda metà del ‘500, in una molteplicità di indirizzi per lo più eterodossi, viventi in mistici e pensatori isolati – come Denck, Franck, Schwenckfeld, Weigel, Castellion, Ochino, Curione, Aconcio (di quest’ultimo sono molto importanti, nella storia dell’idea di tolleranza, i Satanae Stratagemata[33]), oppure, poco oltre, in movimenti come Sociniani[34], Arminiani, Latitudinari inglesi, e che giungerà, per questi tramiti, anche a Locke.

Angoli Opposti Al Vertice, Campeggi Con Contratti Stagionali Toscana, Come Si Dice Italia In Cinese, Come Fai Testo Vecchioni, Orario Messe Arcidosso,